HO AFFIDATO LA MIA ANIMA AI LIBRI, ALL’AMORE A VOI

1 anno di galera non cambia poi così tanto mentre 2 anni già cominciano a cambiarti.

A 3 anni oltre ad essere cambiato tu, è cambiato anche il mondo.

Dopo 5 anni se non sei una testa pensante, la galera ti ha annientato, meccanizzato.

Il cuore è un campo fiorito che diviene campo arso e allipnosi di questo tempo maledetto non riesci a fare a meno dincenerire la tua anima.

Ho affidato la mia anima ai libri, allamore, a voi.

Questo mostro non avrà la mia anima, vecchi miei.

Questo tempo non mi ha ipnotizzato, anzi, sono io che a fine corsa lo avrò fottuto.

Sono entrato convinto di essere un campo arso e me ne andrò ancora più convinto di essere un campo fiorito.

In questo campo che sono oggi, ognuno di voi, a suo modo, ha piantato un fiore.

E vi ringrazio.

Ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di pronunciare il mio nome, le mie poesie, i miei racconti.

Ringrazio il coraggio di chi è venuto a piantare un fiore negli abissi senza dare per scontato che morisse.

Non sono morto, vecchi miei, la mia anima è lì, e, nonostante il mio corpo sia qui dentro, io non sono morto, sono vivo.

Sono fottutamente vivo e non aspetto altro che ricongiungermi con la mia anima.

 

Guardo questo campo e piango

nessun fiore nel metallo,

sto piangendo o sto annaffiando?

Ora sapete.

Loro non sanno.

 

Edmond

FESTA DELLA MAMMA

Ci sono state più urla che carezze, questo è indubbio. Ma quanta colpa c è in quelle urla? Quante colpe si possono attribuire a un folle?
Ok, ho sofferto e non vi nego che il più delle volte sono stato trattato come uno scarto, però quegl’occhi erano pieni d’amore inespresso, oltre che di follia, ed io forse non ho mai dato a quell’amore possibilità d’espressione.
L’amore di un folle è strano, ancora più strano se sei piccolo e della follia ne sai poco, o niente. Con il crescere, poi, la follia diventa normalità e tu smetti di pensare che forse le colpe sono un gradino più in alto del tuo disagio, inizi a credere che probabilmente il problema giace in te. Quindi, ti senti in colpa, ti senti in colpa perché a scuola sei un ciuccio, ti senti in colpa perché tua madre beve e tu non lo sopporti, ti senti in colpa e distruggi ogni porta quando inviti i tuoi amichetti a casa e tua madre biascica. Ti senti in colpa perché a tutti sembra normale ma per te non lo è. Non capivo e non accettavo il fatto che mia madre soffrisse tremendamente, vedevo solo urla e solitudine. Ma perché così tanta solitudine, perché? Perché mia madre, nonostante soffrisse tremendamente, faceva due lavori. La mattina puliva le case dei ragazzini che, col volto riposato, il pomeriggio si riunivano alla scuola calcio; dall’una alle ventuno, poi, lavorava in una mensa. Quando era libera, soffriva, beveva e soffriva, ed io non capivo. Non capivo il mio disagio, non capivo le sue lacrime e mi arrabbiavo, cazzo se mi arrabbiavo. Sapeste le volte che con la schiuma alla bocca ho distrutto tutto. Io non capivo lei, lei non capiva me. Non capivo quella madre spesso vuota e lei non capiva quel figlio che l’aveva costretta a vivere.in una casa senza porte.
Oggi, oggi che sono un uomo capisco, cazzo se capisco. E così del mio dolore ne faccio una poesia, oggi comprendo molto di più quegl’occhi, e anche se non ci vediamo d un po’, non ti ho mai dimenticata mamma, non ti ho mai esclusa, sto lottando mamma, mi sto ritagliando un posto in questa realtà che ci ha confinati ai margini, aspetta ancora un po’ mamma, aspetta, perché io porterò il sole dove chiunque ha sempre creduto che la luce non sarebbe mai arrivata, un po’ di pazienza mamma, ci vuole ancora un po’ di pazienza, e io ti abbraccerò sorto un sole inaspettato, fanculo all’inverno, fanculo all’ombra, ti porterò la primavera, presto o tardi lo farò.

Il trucco è non vederli,
Folli inermi,
Ti han sepolta dentro, non temere non ti spegni.

Il trucco è confinarli,
Non salutarli
Ci penserà lo Stato quando sceglie di ammazzarli.

Il trucco non si vede
Non ci crede
Ho sofferto il doppio e come premio una parete.

Il trucco è una carezza
Mamma aspetta
Lo scarto oggi ha deciso che sto mondo non ci spezza.

Auguri a modo mio mamma, auguri da questo figlio più folle di te, ti voglio bene.

Edmond

PASQUA

Ho messo al forno un agnellino con patate,

ed ora sì che questo mondo è più sereno,

sul coniglietto che hai postato c’è un mi piace,

ed è per questo che mi sento meno scemo.

È una festa che tocca, tocca sul serio,

mi ero scordato ma perdona questo scempio

ma dove vivi, in un cimitero?

In una gabbia dove mangiano il mio tempo.

Auguri al mondo, auguri al vento,

auguri a mia madre che di certo non festeggia,

in questo giorno, più non mento

non vedo cristo nei miei occhi solo nebbia.

Auguri madre, che bella festa,

tu capirai se non rispondo a varie cose

per me non cambia se c’è tempesta

nel mio giardino non è il giorno delle rose.

Auguri a chi è intento a festeggiare,

baci a chi, come me, de sto giorno non sa che fare.

Maledetti i giorni che ho visto bruciare, auguri ad ogni uomo perso in questo fine marzo,

un augurio e un abbraccio,

un augurio di coraggio,

arriverà il mio maggio,

in questo inferno mai più scalzo.

 

Un abbraccio,

Edmond

GRIDO DI RIBELLIONE

Di Puma, III casa Rebibbia

Oggi la situazione in Italia è un oltraggio la legge ti calpesta senza darti coraggio/
mi sento come un pagliaccio sporcato come uno straccio
questo Stato io lo schiaccio un sentimento freddo più del ghiaccio/
il gesto dell’ombrello con il braccio la rabbia non mi rende saggio e quante vite buttate attaccate a un laccio/
mi sento intrappolato il un’Italia reclusa ottusa confusa
non chiedo scusa come una gatta quando fa le fusa/
la mia povera gente soprusa stufa di uno Stato che non chiede scusa/
l’Italia del bel paese palese che non si arriva a fine mese
una vita povera a troppe spese troppe tasse meno case e troppe chiese/
istituzioni e pretese e troppi colli nelle corde appese/
il principio sta alla base impara bene questa frase
non c’è Stato senza base lo senti nella rima della base anche se ancora sto fuori fase/
sembra banale vestiti d’arsenale combatti per l’ideale
la mia arma più mortale/
una guerra medievale in stile battaglia navale
così micidiale ancora più letale/
non conta essere leale per un viaggio ultra spaziale
è solo mafia capitale papale e digitale/
Ritornello: gido di ribellione contro uno Stato senza passione
più soldi all’educazione capovolgo l’istituzione/
non c’è altra soluzione
colpo basso all’umiliazione reduce senza nazione/
ci vuole forza e convinzione al mio grido di ribellione/
In Italia si fa sempre più dura mi fa paura tenere la sicura
con la premura di tirare righe di bianca pura/
fanculo alla questura sembra tutto un’usura
le mie parole sono forza della natura/
che ti cattura la mente da un pensiero latente
molto più possente della pioggia quando cade a suon battente/
non voglio essere un reggente il mio testo è più forte e potente
lo scrivo con indosso solo le manette/
ammazzerei di botte ogni fottuto agente è questo Stato il vero delinquente/
lo penserebbe pure il più santo credente ancora più pungente sputo addosso a questo Stato assente/
scadente concordo al pensiero del più demente
non m’importa più di niente/
un pensiero sicuro alla mia gente che difende
il diritto di vita con le lamette a fuoco i tribunali le camionette/
il grido di ribellione si fa sempre più sentire udire per l’avvenire lo scrivo con lo schiocco a fine delle mie rime/
Ritornello: gido di ribellione contro uno Stato senza passione
più soldi all’educazione capovolgo l’istituzione/
non c’è altra soluzione
colpo basso all’umiliazione reduce senza nazione/
ci vuole forza e convinzione al mio grido di ribellione/
Mi serve un aggancio prima che questa merda di lebbra si attacchi al braccio la tengo a distanza a lungo raggio/
mi sento saggio parto all’arrembaggio quando di mezzo non basta solo il coraggio/
senza arte nè parte spero che la fortuna giochi dalla mia parte/
zio mischiami le carte prima di entrare pulisciti le scarpe ogni strada ha le sue tappe/
non sorridere in faccia al destino perchè il ghigno dello sbirro ti sta vicino anche quando l’erba più buona è quella del vicino/
ancora aspetto sto postino che mi dia il listino del mio destino
mentre conto le ore affilando l’uncino/
non lasciare mai la presa se la corda si spezza mantieni in ripresa quando la puzza al naso ne fa la spesa/
non chino la mia testa non l’abbasso questa cresta mi martella dritto in testa
l’Italia dà la clemenza alla mia guerra d’indipendenza nulla più da raccontare per una vita vissuta dietro le sbarre con sogni sentimenti da calpestare/
dicono di non rubare peccato capitale la mia Italia è tutta da cambiare/
Ritornello: gido di ribellione contro uno Stato senza passione
più soldi all’educazione capovolgo l’istituzione/
non c’è altra soluzione
colpo basso all’umiliazione reduce senza nazione/
ci vuole forza e convinzione al mio grido di ribellione/

NEVICANO SOGNI

Uomini incapaci
Sciolti come neve
Uomo non mi piaci
Togli le catene;

Uomini incapaci
Qui non c’è candore
Persi in troppo strati
Perso anche l’amore;

Nevica rancore,
Roma è tutta bianca,
Vivo senza sole
L’odio in una stanza;

Uomini incapaci, smettono la danza
Io porto la musica oltre a questo inverno
Non muoio qui, il cuore arranca,
Nevicano sogni a tre passi dall’inferno.

Edmond G

GRIDO SOFFOCATO DA UNA CORDA

Non ricordo d’esser morto in questi giorni,

Ma c’è morte oltre inchiostro su ‘sti fogli;

Non ricordo quando e come ci siam visti,

Stessi volti, stesse mura, sguardi tristi;

Non ricordo piú il tuo nome ma ora scrivo

Del tuo mondo così buio e oppressivo;

Non ricordo cosa paghi, il prezzo è alto,

Troppo male e sogni infranti in quest’asfalto,

Troppo male se il dolore non ha canto

Scoppia dentro e ci riporta sempre in basso;

Troppo male se si è soli ad ogni fianco.

Sguardo perso, corda tesa, ha vinto il banco.

Con questa donna ha vinto il banco amici miei, ha vinto il mostro. Oggi il telegiornale parla, domani tace, oggi si muore, domani il mondo avrà scordato; qualcuno farà una smorfia senza pensare al dolore che ti spinge a questo gesto, più di qualcuno se ne fotterà perché era una carcerata, m qualcuno chiederà quale fu la sua strada e con quanto affanno e dolore l’ha percorsa. Io che conosco il muro me lo chiedo, io che conosco il muro voglio raccogliere quel grido soffocato da una corda e gridare al posto suo.

Non conosco il tuo reato, non conosco il tuo volto, non conosco la tua voce, eppure la sento, qualcosa mi chiede di gridare al tuo posto, qualcosa mi impedisce di stare muto a crogiolarmi nel mio dolore mentre il sistema e i numerosi mostri che ha creato ci uccidono, e allora che questa mia poesia aleggi tra la mia gente e che possa restituirti il tempo rubato, quel tempo su cui hai deciso di mettere la croce.

Conosco il muro, conosco le violenze e conosco il senso di impotenza, anch’io so che vuol dire essere soli, anch’io mi sento morire, forse sono solo più fortunato d’altri e a questa mia fortuna voglio dare un senso, voglio dare una rima e tra le mille che ho scritto per gl’ultimi questa è per te.

Buon viaggio Compagna, ti auguro il meglio che non hai avuto, e auguro il peggio a chi ti ha lasciato morire all’inferno.

Come può un sistema malato e privo di educazione rieducarci senza annientarci?

Come rendi più umana una persona con trattamenti disumani?

E se la delinquenza fosse una malattia oltre che un disagio causato dalla povertà e dal sistema, dov è la cura?

È forse il sangue l’antidoto?

Oppure il cemento?

EDMOND

CON GLI OCCHI DI UN RIFUGIATO 

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Il pubblico si indigna ma non scende in scena.

Il lancio di una pigna, un giovane a catena.
“Spezzategli le braccia” urla la giustizia,
non guardateli in faccia sono solo immondizia.
L’uomo che si veste da Stato pensa questo,
è da tempo che ho imparato che per odiare il più debole trovano sempre un pretesto.
Forse è ora che smetto,
dopotutto è successo,
non ci spetta nulla, neppure un cipresso.

Ma col cazzo che smetto, quest’oggi voglio vestirmi dei pensieri della povera gente che il nostro buon sistema ha smesso di considerare.
“Perchè mi odi?
Sicuramente tanti di voi per non farsi trovare impreparati avranno trovato un motivo, un futile motivo, custodito da talmente tanto inutile odio, da sembrarvi una legge divina. Lo so per voi sono un indesiderato, ma sapete, anche le mine che il vostro stato pacifico esporta, erano per noi indesiderate. Quindi, non odiarmi, è un mio diritto vivere, e se

nel mio paese, per tanti ingiusti motivi, non posso più, ho il diritto di vivere altrove.
Altri di voi mi odiano perchè parlo diversamente e il mio modo di vivere, ai vostri occhi è strano, sapeste com’è strano per noi il vostro modo di pensare e quanto è stato duro scappare dalla mia terra.
Eppure eccomi qui, a lottare per qualcosa che a ogni essere umano spetterebbe di diritto: “la sopravvivenza”.
Eccomi qui, sotto i vostri colpi, scappato da una guerra mi ritrovo in un’altra.
Beh, allora è vero che per i poveri la pace non esiste.
Eccomi qui, distante chilometri e chilometri dalla mia casa, ma con l’odio sempre a tre passi da me.
Volete che vi odi? Perchè infondo, dati i fatti, sono io che dovrei odiare tutti. Eppure io non vi odio, mentre voi mi combattete.
Noi siamo disperati e voi menate, nel mio paese manca l’acqua e voi con essa ci scacciate.
Studiando i vostri comportamenti, comincio a credere che il vostro problema sia ben più grande “degli immigrati” e che, le vostre coscienze siano molto più piccole di quanto credevo. Un giorno tutto quest’odio vi punirà e a noi non importerà.
Lunga vita agli oppressi che lottano.
Edmond

L’ULTIMO PEZZO DI TE.

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Ho regalato l’ultimo pezzo di te; è strano, non riuscivo a buttarlo, ed infine, l’ho regalato. Saranno anni che tenevo quella maglietta, devo dire la verità, si è mantenuta bene; non posso dire lo stesso di me.

Capirai da te che le mura scoloriscono le persone, non i capi.
Le mura stracciano l’anima non le magliette. Le mura affievoliscono le persone prima dei ricordi.
Chissà, forse dico questo perchè è passata un’eternità e ancora ti ricordo, forse dico questo perchè ricordo più alcuni volti del passato rispetto a quelli che vedo ogni giorno. O forse, sono solo troppo stanco di odiare e la follia, in questo caldo infernale, ha preso il sopravvento; cosa sia meglio o peggio non lo so. Infondo che conta, non ho idea se amore incontrerò, tu non sarai mai pronta.
Quindi addio mia vecchia maglietta, io non ho più il coraggio di indossarti, io non voglio più ricordare.

Questo racconto non so se sia dovuto al caldo, ma sotto di esso c’è scritto qualcosa: “scrivere il mio inferno a settembre”. Questo ho appuntato sul mio quaderno. Ma perché aspettare settembre e perchè parlarvi del mio inferno. Fa caldo, e a dire il vero, penso di non averlo mai sofferto così tanto; notti infinite, seguite da giornate boccheggianti, durante le quali, spesso e volentieri, il caldo da in testa a qualche scemo.
Se il mondo fosse solo questo non potrei credere alla sua forma, poiché qui è tutto piatto. Un semi deserto di gabbie blu, dove animali simili, sempre più spesso, si scannano fra loro.
Benvenuti nell’inferno dei vivi, che con il caldo che ha fatto quest’estate il diavolo quasi quasi ce l ha invidiato.

Perchè parlarvi del mio inferno? ma l’ho fatto.
40 gradi su 40 tagli,
È inutile dica che questo posto è di passaggio.
40 gradi su 40 sbagli.
40 ladri non muoiono differentemente,
Non credi a questo.
Le fiamme dell’inferno, il ladro non le sente
È disonesto, un disonesto muore
Ma non presto.
Vi han detto questo, così vi han detto.

Edmond

CANZONE.

 

Questa è una delle tante canzoni che scrivo, sapendo che, probabilmente, non la canterò mai al mondo. Voglio scriverla, magari troverete il giusto ritmo e potrete cantare voi per me.

Figlio d’arte di una bottiglia/Fuck famiglia.
Figlio d’arte della strada/ho perso casa.
Figlio di nessuno, il mondo n’è de tutti/uno e nessuno,
Vesto rosso ma ho mille lutti/perso nel fumo.
Sono il cantante improvvisato che non canta su un palco/la mia scena è murata.
Scrivo merda su sto mondo e sull’asfalto/la mia sorte si è armata.
Contro di me intendiamoci/dopo tutto sono un farabutto,
A tratti amiamoci/così sto mondo sembra meno brutto,
Sembrare o meglio apparire/infondo è questo il mondo,
Cambi sembianze ma non riesci a capire/ che la vita è tutta infondo,
Ma infondo che ti importa/ la tua gabbia non si vede ad occhio nudo.
Cambi amici, cambi rotta/ristoranti e pesce crudo.
Io sto in strada passo e chiudo, nella strada tornerò.
La mia legge mi fa muto/fino a quando morirò.

Morirò ma non d’amore, mi han detto così.
Morirò a far scalpore, ma fuori di qui.
Morirò senza rendere nulla, cosa vuoi che renda,
La mia burla sin dalla culla, non ho una buona stella,
Morirò in una triste tenda, di cemento e sogni infranti.
Mi dicono si arrenda, fanculo a tutti quanti!

Cari amici miei è la prima strofa e il ritornello. Visto che ho condiviso molti miei sentimenti con voi tramite la mia penna, perchè non condividere anche qualcuna delle mie stramaledette canzoni.
Con affetto, vostro amico
Edmond

FLUSSO DI PENSIERI. LOTTA E RIVOLUZIONE.

Car* compagn*,

Ho perso il conto delle stanghette, come ho perso il conto delle ingiustizie. Cosa vuoi che ti dica? Pensi che questo sia l’apice del male? No, niente affatto, c’è chi ha subito di peggio molto peggio (e non solo nelle carceri). Pensi che i poteri forti siano risentiti? Io credo che, piuttosto, siano divertiti. La cosiddetta polizia è un burattino che gueriglia con gli oppressi, perchè dovrebbero essere risentiti se non sono loro ad essere colpiti, e per di più, i loro burattini vincono sempre. Parlami d’amore, d’arte e di poesia, ma non parlarmi di guerra finchè non saremo pronti a farla realmente. Sarei disposto a morire per gli oppressi come me, ma io ragiono diversamente. Anche per me la rivoluzione frena l’orrore, nella rivoluzione, però, si è uniti e non ci si difende dall’oppressore con delle bottiglie. C’è troppa paura di perdere quel poco che si ha per combattere, troppo è il pregiudizio tra gli oppressi. Troppe sono le sconfitte dei pochi che lottano; ci siamo abituati a pensare bene senza crederci fino in fondo. Ci hanno inconsciamente insegnato a perdere ogni battaglia, grandi sacrifici, di pochi combattenti, ci fanno gioire di vecchi pareggi. 

Ma noi, quando vinciamo? Te lo chiedi mai; quando sei qui di fronte ti chiedi mai cosa sarà domani? Se avrai un figlio, gli spetterà la mia stessa sorte?

Non è giusto il mondo qui, non lo è ad Amburgo, non lo fu a Genova. Per gli oppressi, per i rivoltosi, non lo è in nessun luogo.

Cosa vuoi che dica? Ciò che penso realmente? 

Penso che sia giusto armarsi dei propri sogni e morire per essi, ma è più giusto pensare che il mondo è calpestato da tante persone dormienti, l’anima che sveglierà i tanti oppressi, trovando in loro qualcosa in comune e qualcosa per cui combattere, quell’anima colpirà i poteri forti, più di miliardi di bottiglie. L’esercito degli oppressi è ancora utopia. Io aspetto che arrivi un degno generale con cui valga la pena combattere, e perché no, morire.

Edmond