L’APE O DI COME DISTINGUERE IL BENE DAL MALE

Che cos’è il bene, e che cos’è il male?

Ad esempio: il miele può far bene ad un uomo, ma quanto fa male alle api il fumo che l’uomo usa per renderle innocue?

Oppure, un salmone è un bene per un orso, ma non credo che l’orso sia altrettanto bene per il salmone.

In natura, diversamente dalla società, non esiste un bene e un male assoluto, perché?

Non voglio darvi le mie solite risposte, voglio solo filosofeggiare un po’, perché dopotutto cos’è la filosofia se non la capacità di domandarsi anche l’inconoscibile, l’inspiegabile?

Quindi, sarà forse un bene che io abbia vissuto tutto questo?

-Non so se si possa parlare di bene ma forse non è neanche un totale male, se oggi o domani finissi in un gulag ingiustamente, la mia forza d’animo sarebbe, tutto sommato preparata, non mi farei annientare senza provare a gridare, perché è solo dopo un’abissale ingiustizia inferta da ciò che consideriamo il ‘bene’ che siamo pronti a credere che il bene stesso può divenire male, e chissà se sarete pronti a capire che il ‘male’ può celare del bene. A questo mondo vogliamo apparire tutti nel miglior modo possibile, non è vero? Tutti vogliono mostrare ciò che di migliore hanno, nessuno si racconta mai attraverso la verità, ma la verità è bene e se noi nascondiamo il male, accendendo il riflettore solo sul bene, inevitabilmente facciamo male, mentendo facciamo male. Mi seguite?

-A questo punto è tutto molto aggrovigliato, ma non è forse proprio l’essere umano ad essere un’immensa matassa di superficialità? Situata sull’essenziale, non è forse così? Bene o male assoluti non sono altro che simboli che servono a rafforzare etichette, ditemi, è così?

-Che cos’è il caos? Di chi è figlio? Qualcuno dice che il caos è il figlio ribelle di un dispotico tempo. Il caos è la ribellione che nasce in noi per via di una vita, oltre che mortale, non libera.

Ma, che cos’è la libertà? Che cos’è il tempo?

-il tempo non è forse un’unità di misura che ci avvicina alla morte? Ed è vero che è proprio l’esistenza della morte a rendervi vivi? Qual è, quindi, il punto?

Sto delirando amici miei, mi ha pizzicato un’ape e ha fatto un male terribile, vedendola morire il mio male non si è acquietato. Perché mi ha punto? Perché è morta? Perché mi dispiace? Ho pensato che il mio restare immobile, noncurante, ha fatto male, ma non così male da uccidere.

-Il senso che ho trovato è questo: l’egoismo di chi sta fermo è un male che non uccide, un ‘male’ che finge il ‘bene’, una debolezza molto più effimera di ciò che si crede, il finto buon cuore di fronte al mondo non è altro che una puntura d’ape, fa male per un po’, ma lascia morire gli altri. Non voglio essere egoista, preferisco essere ape, aiutatemi.

 

Edmond

ZERO SPACCATO

Qualcuno crede che a far sentire zero un altro uomo ti faccia sentire un uno,

più di qualcuno crede che divinizzare o minimizzare l’altro sia la chiave dei rapporti sociali, ma non è così, cazzo non è così,  ma ciò che dico io poco importa, perché io sono zero.

Sono uno zero di lusso

Fanculo scopro il trucco

Non amo chi ha già tutto

Io t’amo se distrutto.

 

Zero positivo

Capisci non è un virus

Sorrido e intanto schivo

Se sbaglio aggiusto il tiro,

 

zero infangato

il fango dello stato

ghettizza te e il suo fato

punisce te e il tuo status,

 

zero in rivolta

bastardi cambio rotta

mangiatevi le ossa

quest’anima mai è morta.

 

Sono uno zero e dalla mia gente zero voglio

Sto costruendo il mio convoglio

Lo sto facendo con un foglio

Mentre uccidevano i miei sogni mi sono detto, ancora un sogno.

 

Edmond

HO AFFIDATO LA MIA ANIMA AI LIBRI, ALL’AMORE A VOI

1 anno di galera non cambia poi così tanto mentre 2 anni già cominciano a cambiarti.

A 3 anni oltre ad essere cambiato tu, è cambiato anche il mondo.

Dopo 5 anni se non sei una testa pensante, la galera ti ha annientato, meccanizzato.

Il cuore è un campo fiorito che diviene campo arso e allipnosi di questo tempo maledetto non riesci a fare a meno dincenerire la tua anima.

Ho affidato la mia anima ai libri, allamore, a voi.

Questo mostro non avrà la mia anima, vecchi miei.

Questo tempo non mi ha ipnotizzato, anzi, sono io che a fine corsa lo avrò fottuto.

Sono entrato convinto di essere un campo arso e me ne andrò ancora più convinto di essere un campo fiorito.

In questo campo che sono oggi, ognuno di voi, a suo modo, ha piantato un fiore.

E vi ringrazio.

Ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di pronunciare il mio nome, le mie poesie, i miei racconti.

Ringrazio il coraggio di chi è venuto a piantare un fiore negli abissi senza dare per scontato che morisse.

Non sono morto, vecchi miei, la mia anima è lì, e, nonostante il mio corpo sia qui dentro, io non sono morto, sono vivo.

Sono fottutamente vivo e non aspetto altro che ricongiungermi con la mia anima.

 

Guardo questo campo e piango

nessun fiore nel metallo,

sto piangendo o sto annaffiando?

Ora sapete.

Loro non sanno.

 

Edmond

VIA SCORTICABOVE

Disprezzare altri popoli più di quanto si ami il proprio ti rende prigioniero, a forza di dividere in classi, etnie, e dogmi vari, finirete per capire che quei muri immaginari di disprezzo che innalzate non difendono, bensì rendono prigionieri.

Ma forse vi ho sopravvalutato, voi non capirete, no: ci vuole cuore per capire, e a voi il sistema il cuore lo ha stretto troppo.
Qualcuno ha bisogno che voi abbiate paura del nulla, cosicché non possiate confrontarvi con la vera realtà.
Ricordate, belli miei, che sin dall’alba dei tempi chi tracciava confini erano i tiranni, e che ogni flusso migratorio ogni disagio è dovuto sempre a qualcosa, ma voi avete il cuore piccolo, il sistema ve lo ha rimpicciolito troppo.
A voi interessa la guerra tra poveri, a voi piacciono le cose semplici, le cose vane, non ho rispetto per questo odio, è un odio senza dignità, un odio impostato, un odio che non riesce ad andare oltre il proprio naso; a volte mi chiedo: ma i mille avidi che affamano milioni e milioni di persone chi li odia?
Non voi, e forse in passato neanch’io, voi portate le loro griffe, i loro slogan, voi amate il loro sfarzo, eppure odiate chi sfugge, chi non ha una casa, chi non ha più una terra. Questo è il vostro odio e in questo odio inutile voi tracciate confini che magari per voi non sarebbe nemmeno giusto tracciare, perchè di certo non portano a niente, portano solo a prigioni.
Chi ha il cuore piccolo è prigioniero, ed io, da una vera prigione, sono pronto ad aprire il mio cuore a tutti coloro che sfuggono da indegne ingiustizie, ed ogni volta che lo faccio cari miei io sono libero, un prigioniero libero, un prigioniero libero che odia con un senso, mai più odierò coloro che vogliono che odi.
Un abbraccio a chi è scacciato,
denigrato, emarginato
un abbraccio inutile come è inutile
l’odio velenoso che vi sputano
un abbraccio da questo mio cuore ingabbiato
un cuore grande, che più non illudono
vostro fratello,
Edmond

1 MAGGIO

Ho preso più calci in bocca che carezze; ha fatto male?

Davvero è questo ciò che vuoi sapere? Beh dipende, dipende di che male parli, perché alla fine tutto sommato ho retto botta, i denti sono scheggiati, Sì, ma non rotti, alla fine rido ancora, e contro ogni pronostico, c’è qualcuno oltre sto muro che ama il mio sorriso.

Fortuna? Forse;

la lotta ha influito? Ovviamente;

mi reputo ancora ultimo? Mantengo la posizione;

ho cambiato il mio pensiero? Diciamo che ho cominciato a pensare da me;

vuoi sapere se sono in procinto di ricrollare? Falli aspettare, falli aspettare.

Non sò cosa c’entri ciò che ho scritto sopra con il primo maggio, sarà che l’unico lavoro che ho fatto realmente è, da 2 anni a questa parte, quello su me stesso; o forse non ho niente di più sensato da dire, chissà, e già chissà.

 

A mia madre con il volto ingrugnato,

La stessa madre che ha pianto quanto lavorato,

A mia madre e il suo avverso fato,

Lo sò che pensi che ti ho scordato.

A mia madre con un ago e un filo

Cuce tutto tranne il destino.

A mia madre e quel triste bambino

Lo sò che è morto, ma tienilo vivo,

A mia madre e tutti i lavoratori,

Alle bottiglie vuote e ai miei malumori,

A mia madre persa lì fuori,

Buon primo maggio oltre i miei errori.

 

Auguri a tutti i lavoratori,

Buon primo maggio a tutti i compagni.

 

Edmond

FINALMENTE LIBERO

Di Mauro Gentile

 

Libero dalla stretta repressiva dei persecutori politici durata 1508 giorni di arresti domiciliari. Giorni in cui ho dovuto subire il feroce accanimento delle forze dell’ordine, della magistratura romana e di quella anconetana. Tortura psicologica, minacce, perquisizioni, ricatti, ogni diritto cancellato e prevaricato da assurde restrizioni ed altro ancora. Ecco allora che questa libertà non si riduce solo ad un fine pena ma ad una liberazione conquistata con determinata resistenza, grazie anche alla solidarietà di tutti/e voi che nei momenti più bui mi dava le giuste motivazioni per non cedere.

In questo momento, ovviamente di gioia, sono attraversato da tutte le emozioni che ho provato in questi lunghi anni ed ora capisco che sono racchiuse tutte nel significato di libertà. Ora potrò vivere finalmente la mia famiglia nella quotidianità, nella normalità, e potrò ricominciare a dare l’apporto concreto nelle lotte sociali e nella resistenza per riprenderci il presente.

Mi preme ricordare a tutte e tutti che la repressione del 15 ottobre 2011 non è finita, io ed altri compagni siamo ancora sotto processo con accuse pesanti e altrettanto le pene comminate in primo grado. Allarghiamo il fronte solidale per sostenere i compagni e le compagne sotto processo, ai domiciliari, nelle carceri e sotto ogni altro provvedimento restrittivo.

Il mio pensiero e il mio impegno va tutti loro e soprattutto all’amico e compagno Paska, rinchiuso nuovamente in carcere per aver praticato l’antifascismo militante. Nessuno venga lasciato solo, nessuno venga lasciato indietro. Con la rabbia nel cuore per la libertà di tutte e tutti.

A EDDI

Lo so che ognuno ha già il suo mostro,

Lo so che infine sono inchiostro,

Però vi giuro lotto, se vinco ciò che vinco è nostro.

Poesia corta, perdonatemi amici miei, perdonatemi ma sto pensando ad altro. Sto pensando che tra voi milita una giovane guerriera della quale il nome ha raggiunto questo posto. Una giovane per cui mi ci è voluto un attimo per provare grande affetto, una giovane tosta, ribelle, coraggiosa, una giovane che senza scriverlo fa ciò che sogno di fare anch’io: si ribella.
Forse la tua storia mi è arrivata un po’ modificata, un po’ riassunta, un po’ alla carceraria, ma comunque sia la mia stima è alta, molto alta.

Daje forte Eddi, in questo caso non sei tu a sostenere Edmond, ma io a sostenere e ammirare te, ammirare il tuo percorso, un percorso di lotte, dalla tav alle ypj, un percorso che vorrei combattere al vostro fianco e magari proprio tu un giorno mi regalerai la più grande possibilità che ogni uomo ha, ma che raramente prende in considerazione, ribellarsi all’oppressore.
È già Eddi forse il fuoco delle nostre anime è comune, anime che non vogliono piegarsi, rassegnarsi, anime che per la loro gente chiedono di più, anime a cui non bastano due carezze e un debole a cui darle per essere buoni, anime che puntano ai poteri forti con la consapevolezza di poter cadere, anime che nella lotta e nel dolore vogliono far del bene.
Ti vedo così Eddi una cazzutissima compagna con il fuoco negli occhi e ti ammiro perché guardandomi vorrei vedere la stessa cosa, vorrei vedere di più di tanti tatuaggi e cicatrici, vorrei vedere il fuoco che immagino sia nei tuoi occhi, vorrei che quel fuoco che a volte ho anch’io duri di più.

Mia cara Eddi è un po’ difficile scriverti tutto ciò che penso di te senza sembrare uno spasimante, vorrei essere più bravo a scrivere per non cascare in questo cliché. Quindi prendi come sincere le mie parole, la mia stima, la mia voglia di somigliarti, perché se non fossero reali non mi sarei mai sbilanciato tanto. Prendile per vere e girarle a chiunque abbia il tuo stesso fuoco, ammiro anche lui, vi ammiro tutte e tutti.
Tienimi un posto in prima fila Eddi, ho promesso a tutti che avrei lottato fra gli ultimi, ne ero fottutamente convinto quando l’ho fatto, aiutami a mantenere la parola.

Sono senza un grado,

Sono senza fato,

Uomo in un giardino che uno stronzo ha avvelenato.

Sogno e sono in grado

Mi armo per sognare,

Sposo la tua lotta

Me ne fotto se è oltre il mare

Sogno ovunque vado

Guardami sperare.

Tuo amico Edmond

FESTE

24 DICEMBRE

Anima buona tra i più vili,
Questi stronzi pagheranno,
Guarda male e tu ci ridi,
So colpire molto più duro di quello che sanno,
Cari amici miei, quest’oggi vi parlerò degli sporchi apparati dello Stato, vi parlerò esclusivamente di coloro che amo chiamare “portachiavi”, ubriaconi mezzi sadici che senza la loro benzina hanno paura pure della loro ombra. Oppure esaltati scartati da altri apparati di Stato. Perdenti che non sanno con chi rifarsi se non con chi già soffre per i cazzi propri, si aggiungono poi i poveri stupidi, li chiamo così poiché un uomo che non ha l’anima nera e sceglie questo lavoro è solo un povero stupido, nei miei sogni di vendetta a volte quelli li risparmio.
Il 23 siamo rimasti chiusi per via di una discussione avuta all’aria da un ragazzo “non troppo centrato” (con le guardie). Era all’aria da solo poiché in regime di isolamento. Beh amici miei, lo hanno fracassato di botte, venti contro uno, avrebbero potuto placarlo, il numero lo permetteva, e invece no, giù botte. Ma che sarà, a nessuno importa di un nero mezzo strano, nessuno è indignato come lo sono io quest’oggi, indignato al punto che a questo ubriacone sadico, che mi guarda sempre male, oggi per poco non je meno. Che poi se mi guarda è per un complesso di inferiorità, è così brutto, che la caricatura di se stesso non potrebbe che essere uguale al suo vero volto che rade ogni mattina allo specchio. Se io fossi così brutto credo che preferirei avere la barba fin sitto gli occhi per coprire quell’orrore almeno un pochino. Invece lo scemo si rade, lo scemo le ha tutte e tre le pecche: ubriacone, esaltato e stolto. Che cazzo di Natale amici miei, che cazzo di gente mi tocca vivere e sopportare, ma tranquilli…
Io sogno,
Sogno l’assurdo, sogno l’impensabile
Il resto lo sapete
Ciao belli miei,
Vostro fratello,
Edmond
1.3.1.2

Ps per quanto riguarda il ragazzo, con non poca fatica ho avuto sue notizie, è ammaccato ma sta bene.
Comunque sia io resto indignato,
Comunque sia fanculo allo Stato.

25 DICEMBRE

Quarto Natale dentro il blocco, a me il Natale non ricorda un cappellino
Vorrebbe amare il mio corpo, ma nelle mani ha un costosissimo vino.
A me cosa spetta? Grappa raffreddata in un cesso
Cosa mi resta? Il gusto amaro di un fottuttissimo spettro.
Tu mi chiedi cosa ho dentro,
La mia rabbia e il suo lamento,
Tu mi chiedi cosa sento,
Tonnellate di cemento,
Tu mi chiedi se ti sento,
Ma quest’oggi m’hanno spento.
Fottuto l’uomo e il suo tormento,
Ti voglio amare ma c’è vento.

Il vento gelido delle paure che alimentano questo posto, il vento gelido che scaccia da sempre via la primavera.
Urla, sbatti, colpisci, graffia questo volto quest’oggi avvelenato. Urlami in faccia che sei tu la primavera, dammi dello stolto, obbligami a credere che sei tu reale, obbligaci entrambi, dimmi che il mio dolore non è più sensato come un tempo e che se hai oltrepassato il muro lo hai fatto solo per accarezzarmi.
Dimmi che mi avresti accarezzato anche prima che diventassi Edmond, avanti dimmelo.

In questi giorni ho la guerra in testa amici miei, e voi direte – “quando mai hai avuto la pace”, come darvi torto, e allora perdonatemi, non ho una guerra, ne ho due.
Odio e Amore bussano alla mia porta contemporaneamente, ma voglio aprire, cazzo se voglio aprire. Chi sarà il primo a entrare? Vi farò sapere amici miei. Non ho paura di scoprirlo. Scusate se vi faccio gli auguri un po’ in ritardo e con questi scritti un po’ rabiosi, ma vari eventi carcerari mi hanno fatto alquanto incazzare. Tranquilli, sono un poeta struggente che non si fa distruggere.
Buon anno belli miei,
Vostro fratello
Edmond

NON CHIEDO NULLA AL FATO

 

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Non saprei da dove cominciare,

Ho scordato come amare

Ma ho imparato ad aspettare,

Salvo sogni in questo mare.

 

Mare di cemento,

C’è uno sguardo che ha alleviato il mio tormento,

C’è uno sguardo a cui non riesco a dare un senso,

Se non quello di dar vita a questo tempo.

 

Tempo buttato,

Ma i tuoi occhi danno vita a qualcosa cancellato,

I tuoi occhi danno vita a chi troppo ha odiato,

Ma credimi, si è stufato.

Edmond

MADRE.

Sangue pulsante,

io sono sangue pulsante di quella donna che, con non poca fatica, mi ha mantenuto al mondo;
Dico mantenuto e non messo, perché non si è limitata a farmi nascere,
Ha provato anche a mantenermi.

La forza di una mamma è stratosferica,
È un mantello che protegge in ogni circostanza.
Ed io, mamma, ti chiedo scusa se l’ho tolto,
Ti chiedo scusa se il nostro dolore ha fatto sì che io indossassi il mantello della ribellione, spodestando il tuo.

Perdonami mamma,
Perdona quest’anima deformata dal dolore che ha cercato di tirarsi a sè e ad allontanarti a fasi alterne.
Perdona quest’uomo, ai tuoi occhi sempre bambino,
Perdona le sue scelte, il suo mutare,
il suo mutare dannatamente in peggio.
Perdona se non ti ho aiutato a sorreggere il tuo dolore
e sono crollato nel mio.
Perdonami, perchè nonostante l’inevitabile mutare del mio essere, qualcosa di immutabile ancora esiste in me,
L’Amore per te.

Tuo E.