EDMOND IN LIBRERIA

Vi siete mai chiesti: Chi sono? Cosa sono? A cosa appartengo?

Avete mai dubitato d’appartenervi, d’appartenergli, di esistere?

Vi siete mai chiesti se i sorrisi che fingiamo controbilanciano quelli persi?

Un giorno perso in una grata mi sono chiesto:“Che cosa cerchi?”

E tu, che cosa cerchi?

Sto cercando d’esistere, esistere per ciò che ero.

lo strambo ragazzo, più dolce di un miele, messo in bocca ad un cobra,

il cobra che poi è la mia vita;

la vita zigzagante di uno sbandato, il vostro sbandato, l’ancora più vostro Edmond.

Non sono un attore, non sono un simbolo;

Sono un poeta, un poeta degli abissi.

Un poeta che ha un debito verso gli abissi, un debito con la sua morale, la stessa morale che l’ha lasciato scendere fin dove tutto muore, senza privarlo però di un pezzo di cuore.

Ho un pezzo di cuore che questo cobra, che è la mia vita, non ha avvelenato.

Ho un pezzo di cuore per quelli come me, quelli migliori di me, quelli che il mondo ha reso peggiori.

Ma non ho nulla per quelli a cui il mondo ha dato un ambiente migliore e che dall’alto delle loro postazioni continuano a buttare merda nei miei abissi,

non ho nulla per chi esce dagli abissi senza buttarci più un occhio d’amore,

non ho nulla per gli egoisti che ce la fanno, per chi fatto e riuscito c’è nato,

non ho nulla per chi giudica il mio odio stringendo un pugnale, il pugnale di una giustizia ingiusta, che non colpisce solo me, ma tutta la mia gente.

E visto che ho detto di essere un poeta, lascerò che la danza dei miei pensieri finisca con una breve poesia.

La poesia fa così

Ho sette lacrime per sette terre, per sette guerre, per sette madri.

La stessa immagine, le stesse sberle, le stesse celle, tra i non amati.

Ho sette lacrime, sette canzoni, sette emozioni,

una è il dolore.

Di mille pagine ho cento errori, trecento fori,

spiffero amore

Ho sette lacrime, sette rivolte, settanta fosse.

Giacciono i sogni, di vite tragiche sogno le svolte, combatto morse, leggi i miei fogli.

E con questa breve poesia lascio la parola a chiunque la voglia, a chiunque abbia voglia di farmi domande, ma mi raccomando andateci piano; sono più o meno tre anni che mi addestro al silenzio, potrebbe prendermi un mezzo infarto.

PRESIDIO @CARCERE DI VELLETRI

Cosa mi spetta? Cosa ci spetta? Cosa aspettate?

Aspettate anche voi che vi uccidano un figlio o aspettate che il gusto amaro della Giustizia ingiusta riempia anche le vostre bocche?

Aspettate che capiti a voi per dire basta?

Non aspettate troppo a lungo, può anche darsi che il giorno che il dolore vi spinga a gridare basta sarete soli e strozzati anche voi, perché se oggi vi girate dall’altra parte questo mostro sarà solo mio. Se oggi lasciate me morire di un’ingiustizia che potrebbe riguardarci tutti, domani sarò solo un fantasma, e un fantasma non può gridare basta insieme a voi.

BASTA-BASTA-BASTA!

Quante volte l’ho sentito, quante volte ho visto i cosiddetti buoni farlo gridare ai cosiddetti cattivi. L’ho gridato anche io, mi tolgo dai panni di una madre afflitta e torno nei miei, mi tolgo dai suoi per tornare lo stronzo, brutto e cattivo, che il suo basta può gridarlo solo a se stesso in una cella d’isolamento con la testa spaccata.

Rubare è ingiusto, è quindi giusto che io venga derubato di tutta la mia dignità?

Bene, io trovo che affamare masse per arricchirsi e soggiogare con mondezza culturale o illusioni elettorali sia molto più ingiusto, trovo ingiusto che chi, povero come me, porti una divisa per difenderli. Difendere chi ci affama, difendere i criminali in doppio petto che hanno una posizione, e uccidere il criminale povero che nasce dall’ambiente che i primi hanno creato.

Non siete stanchi di essere vigliacchi?

Non siete stanchi di farvi dire cosa è giusto e cosa è sbagliato da chi la giustizia non sa proprio dove sta di casa?

C’è bisogno che vi spacchino la testa e derubino di ogni sorta di dignità per farvi guardare oltre il vostro fottuto salotto? O, c’è bisogno che vi uccidano un figlio?

Per favore non fatevi ammaliare da chi è ricco di beni e povero di coscienza e morale, guardatevi dentro, cercate un grido, il mio quest’oggi è per un ragazzo come me, morto in un carcere come quello in cui mi trovo io. Quel ragazzo potevo essere io, io potrei essere voi, e voi, anche se non ve lo auguro, potreste finire qui, ricordate che la Giustizia non è poi così giusta.

Prevenite, gridate basta.

Vostro affezionato Edmond degli abissi.

 

L’APE O DI COME DISTINGUERE IL BENE DAL MALE

Che cos’è il bene, e che cos’è il male?

Ad esempio: il miele può far bene ad un uomo, ma quanto fa male alle api il fumo che l’uomo usa per renderle innocue?

Oppure, un salmone è un bene per un orso, ma non credo che l’orso sia altrettanto bene per il salmone.

In natura, diversamente dalla società, non esiste un bene e un male assoluto, perché?

Non voglio darvi le mie solite risposte, voglio solo filosofeggiare un po’, perché dopotutto cos’è la filosofia se non la capacità di domandarsi anche l’inconoscibile, l’inspiegabile?

Quindi, sarà forse un bene che io abbia vissuto tutto questo?

-Non so se si possa parlare di bene ma forse non è neanche un totale male, se oggi o domani finissi in un gulag ingiustamente, la mia forza d’animo sarebbe, tutto sommato preparata, non mi farei annientare senza provare a gridare, perché è solo dopo un’abissale ingiustizia inferta da ciò che consideriamo il ‘bene’ che siamo pronti a credere che il bene stesso può divenire male, e chissà se sarete pronti a capire che il ‘male’ può celare del bene. A questo mondo vogliamo apparire tutti nel miglior modo possibile, non è vero? Tutti vogliono mostrare ciò che di migliore hanno, nessuno si racconta mai attraverso la verità, ma la verità è bene e se noi nascondiamo il male, accendendo il riflettore solo sul bene, inevitabilmente facciamo male, mentendo facciamo male. Mi seguite?

-A questo punto è tutto molto aggrovigliato, ma non è forse proprio l’essere umano ad essere un’immensa matassa di superficialità? Situata sull’essenziale, non è forse così? Bene o male assoluti non sono altro che simboli che servono a rafforzare etichette, ditemi, è così?

-Che cos’è il caos? Di chi è figlio? Qualcuno dice che il caos è il figlio ribelle di un dispotico tempo. Il caos è la ribellione che nasce in noi per via di una vita, oltre che mortale, non libera.

Ma, che cos’è la libertà? Che cos’è il tempo?

-il tempo non è forse un’unità di misura che ci avvicina alla morte? Ed è vero che è proprio l’esistenza della morte a rendervi vivi? Qual è, quindi, il punto?

Sto delirando amici miei, mi ha pizzicato un’ape e ha fatto un male terribile, vedendola morire il mio male non si è acquietato. Perché mi ha punto? Perché è morta? Perché mi dispiace? Ho pensato che il mio restare immobile, noncurante, ha fatto male, ma non così male da uccidere.

-Il senso che ho trovato è questo: l’egoismo di chi sta fermo è un male che non uccide, un ‘male’ che finge il ‘bene’, una debolezza molto più effimera di ciò che si crede, il finto buon cuore di fronte al mondo non è altro che una puntura d’ape, fa male per un po’, ma lascia morire gli altri. Non voglio essere egoista, preferisco essere ape, aiutatemi.

 

Edmond

ZERO SPACCATO

Qualcuno crede che a far sentire zero un altro uomo ti faccia sentire un uno,

più di qualcuno crede che divinizzare o minimizzare l’altro sia la chiave dei rapporti sociali, ma non è così, cazzo non è così,  ma ciò che dico io poco importa, perché io sono zero.

Sono uno zero di lusso

Fanculo scopro il trucco

Non amo chi ha già tutto

Io t’amo se distrutto.

 

Zero positivo

Capisci non è un virus

Sorrido e intanto schivo

Se sbaglio aggiusto il tiro,

 

zero infangato

il fango dello stato

ghettizza te e il suo fato

punisce te e il tuo status,

 

zero in rivolta

bastardi cambio rotta

mangiatevi le ossa

quest’anima mai è morta.

 

Sono uno zero e dalla mia gente zero voglio

Sto costruendo il mio convoglio

Lo sto facendo con un foglio

Mentre uccidevano i miei sogni mi sono detto, ancora un sogno.

 

Edmond

HO AFFIDATO LA MIA ANIMA AI LIBRI, ALL’AMORE A VOI

1 anno di galera non cambia poi così tanto mentre 2 anni già cominciano a cambiarti.

A 3 anni oltre ad essere cambiato tu, è cambiato anche il mondo.

Dopo 5 anni se non sei una testa pensante, la galera ti ha annientato, meccanizzato.

Il cuore è un campo fiorito che diviene campo arso e allipnosi di questo tempo maledetto non riesci a fare a meno dincenerire la tua anima.

Ho affidato la mia anima ai libri, allamore, a voi.

Questo mostro non avrà la mia anima, vecchi miei.

Questo tempo non mi ha ipnotizzato, anzi, sono io che a fine corsa lo avrò fottuto.

Sono entrato convinto di essere un campo arso e me ne andrò ancora più convinto di essere un campo fiorito.

In questo campo che sono oggi, ognuno di voi, a suo modo, ha piantato un fiore.

E vi ringrazio.

Ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di pronunciare il mio nome, le mie poesie, i miei racconti.

Ringrazio il coraggio di chi è venuto a piantare un fiore negli abissi senza dare per scontato che morisse.

Non sono morto, vecchi miei, la mia anima è lì, e, nonostante il mio corpo sia qui dentro, io non sono morto, sono vivo.

Sono fottutamente vivo e non aspetto altro che ricongiungermi con la mia anima.

 

Guardo questo campo e piango

nessun fiore nel metallo,

sto piangendo o sto annaffiando?

Ora sapete.

Loro non sanno.

 

Edmond

MORIRE E RINASCERE

di Patrizia

Troppe sono le volte che ho pensato di farla finita.

Non le conto certo più.

Continuando a vivere e a lottare, invece, sono diventata consapevole, del fatto che, in tutti questi momenti e quelli che verranno una parte di me è morta e morirà.

Ma qualcosa di più forte nascerà e vivrà!

LETTERA A NICOLò

E sono carne

E sono inchiostro

Il mio pensiero a chi in lui ho scorto

La ribellione verso il mostro.

Al caro Nicolò che varca una soglia indegna per nobili ideali non posso che augurare il meglio, fai che il carcere, le restrizioni, il dolore del cemento non scoraggino la tua lotta, che sto cesso e i suoi controsensi non ti traggano mai in inganno, nascosti tra i libri e le mura ci sono persone molto più simili a te che alle dottrine che questo sistema malato inculca. A volte qui dentro c’è chi piange in sette lingue l’assenza del sole, purtroppo non tutti sanno di essere nati all’ombra, non tutti sanno che il sole è nelle mani sbagliate e non tutti son pronti a rischiare il taglio delle proprie per riequilibrare il fascio di luce che ci spetta di diritto. Si chiede di avere il sole senza aver lottato, e se si lotta spesso lo si fa nel modo sbagliato.  Il sole è di tutti ma ognuno gli ha dato una sua forma, ognuno, a suo modo, lo ha allontanato divinizzandolo, ma il sole non è altro che una stella, la nostra stella, la stella di tutti ma che pochi hanno preso senza alcun permesso.

Che la tua lotta continui sempre,

come sempre continuerà la mia, perché anche se ci siamo addestrati ai combattimenti all’ombra, gli unici ad avere diritti sulla luce siamo noi oppressi, buona fortuna amico mio, abbraccia tua madre, come io non ho mai saputo fare con la mia, abbraccia chi lotta per te e per l’antifascismo, ciao bello mio,

tuo fratello Edmond

 

Lunga vita a chi resiste

Lunga vita a chi reagisce

Lunga vita a chi la lotta l’ha sposata e non tradisce.

20-21-24-25-26

20-21-24-25-26

Con quante altre candeline devo decorare il tavolo del mostro?

Buon compleanno Edmond,
Buon compleanno stronzo.

116+1
Una te la regalo,
Buon compleanno nessuno
Buon compleanno schiavo.

117 candeline, sembra un faro
Sto cesso brilla dei miei insuccessi
Il mostro tende anche un regalo

Io non lo aprirò, non apro agli spettri.

117 candeline fatte con i miei resti
Pezzi de anima, pezzi de core
Ancora lotto, sì, ma ho il cuore a pezzi
E in troppi pezzi vince il rancore.

117 candeline prive di colore
C’è sangue nero, quasi sembra inchiostro,

C’è chi mi scrive “auguri amore”

Ed io rispondo -non in ‘sto posto.

Ciao, amici miei
Non badate alla mia cupa poesia, sto bene, sto bene, va sempre fottutamente bene, chi voi che m’ammazza. Devo esse sincero qua il mangià è buono, l’aria è grande e so du notti che non sento rumori. Me va de lusso.
Pure il mare non è che me manca poi così tanto, so pieno de riviste, so pieno de canzoni, farò come l’altra estate mi applicherò con l’immaginazione.
Va tutto più bene di ciò che posso lasciar immaginare, sono altre le cose oramai mi logorano. Da molto più fastidio il caldo che le sbarre, perché se poi ci pensi le sbarre le viviamo tutti, chi in un modo chi in un altro.

È fiacca, un po’ insensata la mia danza oggi, ma voglio danzare ancora, vediamo dove arrivo.

Danzerò finché il quadro non sarà completato
Dipinto e poi mostrato,
Continuo ad allenarmi per la danza tra gli oppressi che i sistemi hanno infangato.

Tanti auguri Edmond,
Bevetevi un goccetto alla facciaccia mia
Vi voglio bene,
Vostro fratello
Edmond

UN UOMO È MORTO

Un uomo è morto ma poi è rinato,
pace al bambino con il cuore mutilato.
Un uomo è morto, mai stato amato,
pace ai suoi occhi e il suo destino è già segnato;
un uomo è morto, cos’ha aspettato?
Un vecchio sogno da vent’anni calpestato
ma io rinasco, io sono mago
mentre morivo rinascevo nel tuo fato;
un uomo è morto morto ammazzato
stringendo un fiore nelle mani e non è un caso,
perchè è da esso che lui è rinato,
tu sei quel fiore che in passato ho già sognato.
sei quel volto che sà di realtà in un mondo illusorio.
Edmond

FESTA DELLA MAMMA

Ci sono state più urla che carezze, questo è indubbio. Ma quanta colpa c è in quelle urla? Quante colpe si possono attribuire a un folle?
Ok, ho sofferto e non vi nego che il più delle volte sono stato trattato come uno scarto, però quegl’occhi erano pieni d’amore inespresso, oltre che di follia, ed io forse non ho mai dato a quell’amore possibilità d’espressione.
L’amore di un folle è strano, ancora più strano se sei piccolo e della follia ne sai poco, o niente. Con il crescere, poi, la follia diventa normalità e tu smetti di pensare che forse le colpe sono un gradino più in alto del tuo disagio, inizi a credere che probabilmente il problema giace in te. Quindi, ti senti in colpa, ti senti in colpa perché a scuola sei un ciuccio, ti senti in colpa perché tua madre beve e tu non lo sopporti, ti senti in colpa e distruggi ogni porta quando inviti i tuoi amichetti a casa e tua madre biascica. Ti senti in colpa perché a tutti sembra normale ma per te non lo è. Non capivo e non accettavo il fatto che mia madre soffrisse tremendamente, vedevo solo urla e solitudine. Ma perché così tanta solitudine, perché? Perché mia madre, nonostante soffrisse tremendamente, faceva due lavori. La mattina puliva le case dei ragazzini che, col volto riposato, il pomeriggio si riunivano alla scuola calcio; dall’una alle ventuno, poi, lavorava in una mensa. Quando era libera, soffriva, beveva e soffriva, ed io non capivo. Non capivo il mio disagio, non capivo le sue lacrime e mi arrabbiavo, cazzo se mi arrabbiavo. Sapeste le volte che con la schiuma alla bocca ho distrutto tutto. Io non capivo lei, lei non capiva me. Non capivo quella madre spesso vuota e lei non capiva quel figlio che l’aveva costretta a vivere.in una casa senza porte.
Oggi, oggi che sono un uomo capisco, cazzo se capisco. E così del mio dolore ne faccio una poesia, oggi comprendo molto di più quegl’occhi, e anche se non ci vediamo d un po’, non ti ho mai dimenticata mamma, non ti ho mai esclusa, sto lottando mamma, mi sto ritagliando un posto in questa realtà che ci ha confinati ai margini, aspetta ancora un po’ mamma, aspetta, perché io porterò il sole dove chiunque ha sempre creduto che la luce non sarebbe mai arrivata, un po’ di pazienza mamma, ci vuole ancora un po’ di pazienza, e io ti abbraccerò sorto un sole inaspettato, fanculo all’inverno, fanculo all’ombra, ti porterò la primavera, presto o tardi lo farò.

Il trucco è non vederli,
Folli inermi,
Ti han sepolta dentro, non temere non ti spegni.

Il trucco è confinarli,
Non salutarli
Ci penserà lo Stato quando sceglie di ammazzarli.

Il trucco non si vede
Non ci crede
Ho sofferto il doppio e come premio una parete.

Il trucco è una carezza
Mamma aspetta
Lo scarto oggi ha deciso che sto mondo non ci spezza.

Auguri a modo mio mamma, auguri da questo figlio più folle di te, ti voglio bene.

Edmond