NEVICANO SOGNI

Uomini incapaci
Sciolti come neve
Uomo non mi piaci
Togli le catene;

Uomini incapaci
Qui non c’è candore
Persi in troppo strati
Perso anche l’amore;

Nevica rancore,
Roma è tutta bianca,
Vivo senza sole
L’odio in una stanza;

Uomini incapaci, smettono la danza
Io porto la musica oltre a questo inverno
Non muoio qui, il cuore arranca,
Nevicano sogni a tre passi dall’inferno.

Edmond G

E ALLORA CHE CADA ‘STA NEVE

 Di Roberto
Febbraio, carcere di Frosinone

Cade la neve in questa valle

Cade la neve sui monti Lepini.
Cade la neve e siamo quasi vicini.
In questo tunnell
Buio oscuro
Cade la neve e si vede quasi una luce
Che è come una danza.
Questo bagliore filtrato dai muri avanza,
Fino al cuore,
Che non sente più rancore.Odio o dolore.
Ma solo compassione per questi miseri inquisitori senza valori.
Non mi hanno piegato e nemmeno cambiato.
Cammino nell’oscurità del tunnell seguendo quella luce. Ce n’è di strada ancora da percorrere ma avanzo senza timore. Il peggio è passato.
C’è aria fredda intorno a me.
C’è aria di neve. C’è aria nuova, di cambiamento, di speranza.
Allungo le dita e quasi la sfioro
Ne sento il profumo
Ne sento il sapore.
Prende vita nei miei pensieri non più confusi ma chiari
Com’è Chiara quest’alba che sta per sorgere.
Troppi tramonti lividi alle mie spalle. Sterili, senza futuro. È ora di andare avanti, di unire quei pezzi di un puzzle che non combacia.
E di lanciare il seme del mio futuro. E infine aspettare. Aspettare la neve che cada di nuovo
E che oltre ai suoi fiocchi umidi e alla sua aria fredda porti la libertà.

15.

Avete presente quando ci sono quelle circostanze un po’ banali che implicano di esprimere un desiderio, tipo: una stella cadente, spegnere le candeline, mangiare una primizia e così via. Sicuramente, anche chi come me lo trova assurdo, qualche desiderio l’avrà espresso. Tante persone alle volte desiderano ricchezza, beh io non ho mai cercato ricchezza, nemmeno in quei desideri così assurdi, ciò che ho sempre desiderato, anche in circostanze così assurde, è l’amore.

Lo so è banale e scontato ma io sono così, un inguaribile romantico, un poeta maledetto, un poeta sovversivo che non riconosce il dio sceso in terra né tantomeno il dio denaro. Eh già, a me soldi, showgirl e belle macchine non affascinano, a me affascina l’idea dell’amore, l’amore puro e incondizionato, l’amore che non stanca, l’amore sano.
Io, a malincuore, ho conosciuto solo amori malati e forse é per questo che ho un gran mal d’amore. A me questo mal d’amore comporta molta socialità, la paura di ciò che ho sempre desiderato è una strafottuta solitudine. Una solitudine che porta rabbia, senso di vuoto, senso di non appartenenza, un continuo sentirsi estranei e incompresi e questa rabbia forte che provo a sua volta porta: droga, alcool, violenza. Una violenza che inevitabilmente ha portato gabbie, mura, limitazioni. Potrei andare avanti ma credo sia chiaro, potrei addirittura cambiare rotta ed addolcire questi scritto con 1000 frasi d’amore che elabora il mio cervello, ma a che pro? Dov’è l’amore? Dov’era ieri? Dov’è sarà per i prossimi due o tre anni? Dov’è? Forse lo so dov’è, dove è sempre stato, lontano da me.

Mi ci riempio la bocca e torna sempre amara,
L’amore non ingrana l’amore a me me spara
Ma da dove? Da dove spara vorrei sapere.
Io per l’amore sono neve, fredda e sporca nelle vene.
E io che desidero amore invece che milioni,
Pure alle stelle cadenti ho rotto i coglioni.
La devo smette coi desideri da buffoni,
Ed è brutto essere buffoni soprattutto se si è soli.
Non c’è sorriso che rattoppi questi fori
Fori, fori nel petto
L’amore manca e io l’aspetto
Ciò che mi spetta è maledetto
Se ancora campo è per dispetto.

Edmond.

inverno.

Non cammino vago, vago in questo posto dove l’aria non accarezza, colpisce. In questo posto dove la dolcezza sembra sia stata bandita, in questo posto dove tutti parlano ma nessuno ascolta, dove ogni uomo ha lacrime solo per se stesso, perché la vita gli ha prosciugato la pietà per il prossimo. Ho caricato gran parte di me d’odio, ma non tutto me stesso. Persino qui dentro, dove tutti sono carichi d’odio, ho portato un po’ di pietà. Anche se non mi capiscono io capisco loro. In molti abbiamo passati simili, stesse lacrime versate, stessi torti subbiti, stessi codici rispettati, e non posso non giustificare quest’odio. A forza di stare a contatto con queste mura i sentimenti prendono la loro forma. Ci si indurisce così tanto che certi giorni riesci a dissociarti dall’immagine che lo specchio riflette, quell’immagine che ricorda il volto felice di tempi passati, quel volto quasi uguale, se non fosse solo per quegli occhi glaciali. Come puoi asciugare le lacrime di un altro quando hai lottato per sopprimere le tue, come si prova pietà se per te non ne hanno mai avuta, come puoi perderti nel caldo di un abbraccio se l’unica stagione che conosci è l’inverno. Io provo pietà, si io la provo, conosco il loro inverno, ma non mi rassegno, voglio la primavera anche se qui non esiste, voglio la primavera e morirò cercandola. Anche se non la troverò e morirò d’autunno almeno non mi sarò rassegnato al crudele e odioso inverno.

Edmond Dantès