Ho regalato l’ultimo pezzo di te; è strano, non riuscivo a buttarlo, ed infine, l’ho regalato. Saranno anni che tenevo quella maglietta, devo dire la verità, si è mantenuta bene; non posso dire lo stesso di me.
Capirai da te che le mura scoloriscono le persone, non i capi.
Le mura stracciano l’anima non le magliette. Le mura affievoliscono le persone prima dei ricordi.
Chissà, forse dico questo perchè è passata un’eternità e ancora ti ricordo, forse dico questo perchè ricordo più alcuni volti del passato rispetto a quelli che vedo ogni giorno. O forse, sono solo troppo stanco di odiare e la follia, in questo caldo infernale, ha preso il sopravvento; cosa sia meglio o peggio non lo so. Infondo che conta, non ho idea se amore incontrerò, tu non sarai mai pronta.
Quindi addio mia vecchia maglietta, io non ho più il coraggio di indossarti, io non voglio più ricordare.
Questo racconto non so se sia dovuto al caldo, ma sotto di esso c’è scritto qualcosa: “scrivere il mio inferno a settembre”. Questo ho appuntato sul mio quaderno. Ma perché aspettare settembre e perchè parlarvi del mio inferno. Fa caldo, e a dire il vero, penso di non averlo mai sofferto così tanto; notti infinite, seguite da giornate boccheggianti, durante le quali, spesso e volentieri, il caldo da in testa a qualche scemo.
Se il mondo fosse solo questo non potrei credere alla sua forma, poiché qui è tutto piatto. Un semi deserto di gabbie blu, dove animali simili, sempre più spesso, si scannano fra loro.
Benvenuti nell’inferno dei vivi, che con il caldo che ha fatto quest’estate il diavolo quasi quasi ce l ha invidiato.
Perchè parlarvi del mio inferno? ma l’ho fatto.
40 gradi su 40 tagli,
È inutile dica che questo posto è di passaggio.
40 gradi su 40 sbagli.
40 ladri non muoiono differentemente,
Non credi a questo.
Le fiamme dell’inferno, il ladro non le sente
È disonesto, un disonesto muore
Ma non presto.
Vi han detto questo, così vi han detto.
Edmond